Il thrifting è l’arte di acquistare capi di seconda mano in negozi dell’usato, mercatini vintage o piattaforme online. Questa pratica, un tempo associata alla necessità di risparmiare, è oggi diventata una scelta di stile e un gesto di sostenibilità.
Un po’ di storia
Il thrifting affonda le sue radici nel XIX secolo, con la nascita dei primi negozi di beneficenza negli Stati Uniti e in Europa, come quelli gestiti da organizzazioni religiose o enti di volontariato. Con il boom del fast fashion nel XX secolo, l’usato ha perso appeal, ma negli ultimi anni ha conosciuto una rinascita, diventando una tendenza globale.
Perché conviene?
Oltre ad essere economico, il thrifting permette di trovare capi unici, spesso di alta qualità e a prezzi accessibili. È una soluzione perfetta per chi vuole distinguersi senza spendere una fortuna. Inoltre, molti negozi di seconda mano destinano parte dei loro profitti a cause benefiche.
Sostenibilità e impatto ambientale
L’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo. Il thrifting riduce il consumo di risorse come acqua ed energia e limita la quantità di rifiuti tessili nelle discariche. Acquistare usato significa allungare il ciclo di vita dei capi e contrastare il consumo eccessivo legato al fast fashion.
Un trend trasversale
Non è solo una scelta per chi vuole risparmiare: anche le persone abbienti si sono lasciate conquistare dal fascino del vintage e dalla filosofia del riuso. Celebrità e influencer contribuiscono a normalizzare il thrifting, rendendolo una pratica alla moda e socialmente accettata in ogni classe sociale.
Conclusione
Il thrifting non è solo un modo per risparmiare, ma rappresenta una scelta etica, ecologica e stilistica. Una tendenza che, più che una moda passeggera, sembra destinata a rimanere, portando benefici all’ambiente e alla società.